I Cani

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    Cambiano i mezzi per farsi conoscere. Se poi tutti cercano di apparire, allora perché non scegliere l’anonimato per arrivare prima? Può accadere anche questo nell’era di Internet. Ossia che un giovane deejay romano decida di scrivere delle canzoni, di girare dei video amatoriali e di pubblicarli in Rete, scegliendo però un nome d’arte e, per timidezza, di non mostrarsi né in foto né durante le interviste. Il giovane deejay ha 25 anni, si chiama Niccolò e il suo pseudonimo, I Cani, è la rivelazione musicale italiana del 2011: oltre 60mila contatti su Youtube e “Il sorprendente album d’esordio dei Cani”, il suo primo disco pubblicato anche in versione digitale lo scorso 3 giugno, già arrivato al 9 posto della classifica di iTunes e tuttora al secondo gradino della classifica “alternativa”. Subito dopo Lady Gaga e davanti a Fabri Fibra, Afterhours e Subsonica.
    Il passaparola su Internet è stato così efficace da far pensare che I Cani fosse in realtà un side project di Max Gazzé o addirittura che si trattasse del nome scelto da Max Pezzali e Mauro Repetto per riunire gli 883, ma senza rendere nota al pubblico la reunion. «Nulla di tutto ciò – racconta Niccolò, il cognome top secret, originario del quartiere romano Trieste. – L’idea era quella di non apparire ma solo perché non ero sicuro che la mia musica piacesse. Così, un anno fa ho cominciato a scrivere canzoni, ma senza mai suonarle davanti a una platea. Pensavo che se l’avessi fatto, sarei stato fischiato. Sono brani nati spontaneamente, in camera mia, e di cui ero geloso come per un diario. Sono stati un paio di amici a convincermi a far girare in Rete le mie canzoni. Ho creato allora un profilo con lo pseudonimo su Facebook e ho girato due video amatoriali che ho caricato su Youtube. Poi, spontaneamente, è partita questa storia degli 883 come una leggenda metropolitana». Quanto al suo nome d’arte, così spiega l’idea: «E’ uno nome che ho scelto perché ha varie accezioni: un cane può essere buono o cattivo, dipende dai casi. Lo stesso che vorrei si pensasse dei miei testi».
    Il motivo dell’interesse suscitato da I Cani va forse ricercato nello stile musicale scelto. Elettronica pop, architettata per far ballare e colpire subito l’orecchio. Un po’, appunto, come le canzoni di Max Pezzali. «Ho cominciato a suonare in una rock band, ma ora ascolto soprattutto rap – spiega Niccolò. – Volevo quindi qualcosa che fosse d’impatto, simile alle rime dell’hip hop». I suoi testi sono a volte autobiografici, a volte ironici e taglienti. In “Le velleità”, per esempio, canta del vuoto esistenziale e della mancanza di speranze verso il futuro per chi ha abbandonato l’adolescenza. Mentre “I pariolini di 18 anni”, primo brano pubblicato in Internet, racconta senza mezzi termini vizi e capricci della giovane borghesia romana. «Descrivo ciò che provo o che mi circonda. Per anni, ho fatto anche il deejay nei club più in voga di Roma. So bene come ci si diverte sino a notte fonda».
    Dopo aver firmato per la 42 Records, una piccola etichetta indipendente romana che ha pubblicato il primo disco, un paio di settimane fa I Cani hanno debuttato dal vivo al Circolo Magnolia, ospiti del MiAmi Festival. Il 3 luglio suoneranno invece alla Casa del Jazz di Roma. E da ottobre partirà un vero e proprio tour, con l’accompagnamento sul palco di una band. Occasione per scoprire il vero volto de I Cani, visto che dal vivo Niccolò non indossa alcuna maschera.

    Copincollato da last.fm, non l'ho manco letto, ma qualcosa dovevo pur scriverla, no?

    Che ve ne pare?

    Io mi sento cretino perché nonostante tutto 'sto famigerato passaparola non ne sapevo un cazzo. Ah ecco, in verità l'ho letto il robo di sopra. Comunque lo sto ascoltando adesso ed è carino, belli i testi soprattutto.

    Cioè, un po' la versione elettroacuta di Vasco Brondi, mi piace.
     
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  2. Wrue.
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    Boh, la storia del gruppetto anonimo (solitamente one man band) è vecchia. Ora mi vengono in mente solo gli Aarni, anche se fece lo stesso Steven Wilson con i primi Porcupine Tree. Comunque a giudicare della storia, non mi sembra tanto anonimo sto progetto, nel senso che una mano deve averla avuta: un po' strano che si è fatto tutta sta fama tramite my space. Sarà che è pop.

    Edited by Wrue. - 29/6/2011, 16:15
     
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    Va be', non lo so, forse sì, forse no, il punto è: chi se ne frega?
     
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  4. Wrue.
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    Di sto tizio o della mano? :ahah:
     
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  5. Gonzus
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    Il tizio ha un gusto particolare per la melodia, ma i testi, così come tutto l'immaginario che ci sta dietro, sono da fucilazione immediata.

     
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    L'ho riascoltato meglio e mi sto mangiando le mani. E' infinitamente più mongolo di Brondi, il che la dice lunga. Anche musicalmente dopo un paio di ascolti stanca abbestia.
     
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  7. °AntiqueLaces°
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    CITAZIONE (Vårt musikk skal vinne. @ 29/7/2011, 12:40) 
    E' infinitamente più mongolo di Brondi, il che la dice lunga.

    È come dividere per zero in pratica.
     
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    Anche perché Brondi è praticamente un radicale irriducibile.
     
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    Smettila, è un poeta! Non lo sai capire
     
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    E non avere mai le mani fredde, e non finire mai le sigarette
     
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  11. °AntiqueLaces°
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    È come mangiare zucchero ricoperti di miele, mi sono sciolta d'amore <3
     
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    Comunque lo vado a vedere/sentire il 15 dicembre qui a Pisa perché è a da giugno che spaccano il cazzo sulle zine con 'sto tipo, vi farò sapere. Mi incuriosisce il fenomeno, non ho una reale opinione a riguardo.

    Comunque almeno i testi hanno un vago senso logico.
     
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11 replies since 29/6/2011, 14:19   198 views
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